Atti

Untitled. Spazi ibridi della città contemporanea (fasc. LXXIII, N. 2)

a cura di Marco Santangelo

 

Il dossier Untitled. Spazi ibridi della città contemporanea raccoglie alcuni esiti di un progetto di ricerca del DIST (Dipartimento Interateneo di Scienze, progetto e politiche del Territorio, di Politecnico e Università degli Studi di Torino) dal taglio fortemente interdisciplinare. Di seguito, la presentazione del dossier da parte del coordinatore della ricerca – Marco Santangelo, professore di geografia al Politecnico di Torino  – e gli abstract dei 13 articoli qui raccolti.

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Contenuti del dossier

Marco Santangelo
Untitled. Spazi ibridi della città contemporanea

Spazi pubblici e privati con caratteri di utilizzo transitorio o indefinito rappresentano una sfida analitica per chi si occupa di leggere e interpretare le città contemporanee: questi spazi sono identificati impropriamente come vuoti e solo in parte si possono ricondurre a categorie note e formalizzate di uso. Tenendo conto di prospettive disciplinari diverse si è quindi individuato un concetto sufficientemente vago ma ricco di potenziali suggestioni analitiche, l’ibrido, come guida nel confronto tra posizioni e con casi reali. L’uso del termine ibrido ha permesso sia di riferirsi a spazi e edifici di tipologie e caratteristiche diverse sia di non dover riconoscere immediatamente una loro destinazione all’interno di un quadro noto di usi e funzioni possibili.

Untitled. Hybrid Spaces in the Contemporary City

Public and private spaces that are temporarily used, or for which their use is not clearly definable, represent an analytical challenge for researchers whose aim is to understand and interpret contemporary cities. Such spaces are often wrongly considered as empty, and only sometimes they can be labelled or associated with a formalized category of use. To have a guide in the multi-disciplinary debate and to be able to analyze different case studies, the vague but potentially fruitful concept of hybrid has been adopted: such concept has allowed to refer to typologically diverse spaces and, at the same time, to avoid the need to pre-define a specific use or function for those spaces.

 

Chiara Devoti
[Un]titled and labelled. Prove di definizione e riconoscimento di funzioni nella città storica: spazi ibridi nelle capitali d’Italia

Il contributo muove da una considerazione di carattere generale: l’indefinitezza di alcuni spazi all’interno della città storica. Indefinitezza o “ibridità” che non scaturisce da una mancanza di azione, ma che è il più delle volte l’esito di progetti di intervento – anche ampiamente storicizzati – che hanno portato con sé soluzioni a prima vista in grado di disegnare la città, di renderla più vivibile e, in ultima analisi bella, ottenendo invece di lasciare vuoti, incompiuti, fuoriscala e financo “ruderi”. Appoggiandosi principalmente al dato archivistico, la ricerca mira allora a passare dall’ibrido e dall’“untitled” a un riconoscimento puntuale e accuratamente documentato della logica che ha generato questi spazi, etichettandoli (come dice di fatto il titolo) secondo categorie e paradigmi di funzione o di aspetto.

Attraverso i casi di Roma e di Firenze, sorretti da un comune approccio con l’altra capitale dello Stato, Torino, in una lettura che si dipana sulle tre capitali nazionali, l’articolo rilegge episodi salienti e li sottopone al vaglio interpretativo, contribuendo alla comprensione e alla definizione di aree della città storica, anche di grande pregio.

[Un]titled and labelled. Some Possible Definitions and Functions Recognitions in the Historic City: Hybrid Spaces in Italia’s Capitals

The contribution moves from a general consideration: the indefiniteness of some spaces within the historic city. Indefiniteness or “hybridity” that does not stem from a lack of action, but which are most often the result of intervention projects – even widely historicized – that have brought at first sight solutions capable of designing the city, of make it more livable and ultimately beautiful, obtaining instead of leaving empty, unfinished, out-of-scale and even “ruins”. Relying mainly on the archival data, the research then aims to move from the hybrid and from the “untitled” to a punctual and accurately documented recognition of the logic that generated these spaces, labeling them (as the title actually says) according to categories and paradigms of function or appearance.

Through the cases of Rome and Florence, supported by a common approach with the other capital of the State, Turin, in a reading that unfolds over the three national capitals, the article reads salient episodes and submits them to an interpretative scrutiny, contributing to the understanding and definition of areas of the historic city, even of great value.

 

Federica Angelucci
La platea di Monte Cavallo a Roma: da spazio indefinito a fulcro urbano

La piazza del Quirinale, antica platea di Monte Cavallo, è l’esito di numerosi interventi progettuali che in un arco temporale piuttosto ampio hanno mutato questo spazio dai margini imprecisati nel disegno attuale. Il processo inizia nella seconda metà del Cinquecento quando la platea catalizza l’attenzione dei Pontefici che la scelgono come luogo salubre per la loro residenza in villa. Da questo momento lo spazio urbano sarà ridisegnato da una sequenza di trasformazioni. Si delinea dapprima il tracciato della strada Pia sull’antica Alta Semita, si amplia il palazzo pontificio e nuovi e spettacolari edifici delimitano i margini dello spazio indefinito. Con la Controriforma scompaiono gli antichi ruderi pagani che fronteggiano la piazza. Singolari sono le vicissitudini del gruppo scultoreo dei Dioscuri che segue i diversi assetti compositivi della piazza venendo coinvolto in continue rivisitazioni sia degli elementi del complesso statuario che nella direzione d’impianto.

The area atop Monte Cavallo in Rome: from undefined open space to urban centrepiece

The piazza on the Quirinal, the former open space atop Monte Cavallo, is the result of many building projects, which have changed this area with rather imprecise borders to its present layout. The process began in the mid-1500s as the area aroused the interest of the Popes, who chose it as a healthy place for their summer residence. From then on, a sequence of transformations redesigned this urban space. Firstly, came the Strada Pia on the route of the ancient Alta Semita, enlargement of the papal palace, and new and spectacular buildings marking the borders of the undefined space. With the Counter Reformation, the ancient pagan ruins facing onto the square disappeared. The group of sculptures representing the Dioscuri, Castor and Pollux, have been subject to unusual events as they followed the different compositional re-organisations of the piazza, and were involved in continual reinterpretations regarding both the components of the group and the direction of their position.

 

Elena Gianasso
Spazi untitled nella cartografia di Torino nel primo Novecento. Segni sulla rete di comunicazione e di scambio

Confini indefiniti segnano sulla cartografia storica, e nel progressivo sovrapporsi di carte fino all’attuale contemporaneità, spazi «untitled» sulla rete di comunicazione e di scambio, ambiti vuoti connessi allo spostamento di persone e cose. A Torino, il grande piano urbanistico del 1906-1908, che riunisce la pianificazione «per parti» del tardo Ottocento, cela superfici con destinazioni d’uso non stabilite, aree prive di funzione già comprese nella maglia viaria esistente o tra le vie in progetto. Le successive integrazioni dello stesso piano affrontano solo talvolta il problema, non completamente risolto neanche con l’abbassamento del piano del ferro concordato, negli stessi anni, tra il Comune e le Ferrovie dello Stato. Ne derivano forme eterogenee, qui identificate nell’intorno delle stazioni ferroviarie di Porta Nuova, Porta Susa, Ciriè-Lanzo e nella cosiddetta regione Zappata, che la sovrapposizione critica tra le piante della città del primo Novecento e il disegno attuale mostra come ancora esistenti, zone problematiche ancora da discutere per cercare una riconversione consapevole di spazi dal perimetro definito da strade e isolati dall’identità consolidata.

Untitled areas in Turin’s cartography in the early twentieth century. Signs on the railway network

Undefined boundaries mark on historical cartography, and in the subsequent modifications of it up to the current maps, «untitled» spaces on the railway network, empty areas linked with the movement of people and goods. In Turin, at the beginning on the twentieth century, the town plan of 1906-1908 brings together the previous plans, so called «by parts», which interested a lot of parcels. The new plan conceals areas with not-established intended uses, without identity, included between the existing roads or between the planned streets. Subsequent additions to the same map only sometimes face the problem, not completely solved not even with the cutting railroad planned in the same years. Other heterogeneous areas derive from it. The critical overlapping of the current technical map with the plans of the early twentieth century shows some of these untitled spaces, still existing, to discuss today in order to look for a correct and conscious reconversion of areas included between blocks and streets by consolidated identity.

 

Maria Chiara Giorda, Andrea Longhi
Religioni e spazi ibridi nella città contemporanea: profili di metodo e di storiografia

I luoghi religiosi sono una lente di osservazione privilegiata per analizzare la “super-diversità” del tessuto urbano: oltre che luoghi di culto, essi sono spazi di pratiche culturali, sociali ed economiche multiformi. In Italia, in assenza di un quadro legislativo adeguato, essi sono spesso a cavallo tra la visibilità e l’invisibilità, la formalità e l’informalità, la specializzazione funzionale e l’ibridazione, tema delle riflessioni qui raccolte.

Il contributo propone all’attenzione interdisciplinare due dinamiche di ibridazione. Da un lato i cosiddetti luoghi multireligiosi o condivisi, vale a dire luoghi che erano secolari e sono divenuti o diventano temporaneamente religiosi, luoghi che passano da una religione all’altra, in termini di condivisione, partizione o sovrapposizione. Dall’altro, i luoghi già destinati a uso religioso, prevalentemente storici e di interesse artistico, in cui le attività di culto sono cessate e in cui le comunità possono ospitare nuove funzioni o funzioni ibride.

 

Religions and hybrid spaces in the contemporary city: method and historiography profiles

Religious places are a privileged observation lens in analysing the super-diversity of the urban fabric. Besides being worship places, they are multiform spaces of cultural, social, and economic practices. In Italy, due to the absence of an adequate legislative framework, such religious places are often at the crossroad between visibility and invisibility, formality and informality, as well as functional specialization and hybridization; which make up the theme of reflections of this paper.

The paper proposes two dynamics of hybridization in order to foster and facilitate interdisciplinary research. The first one, the so-called “multi-religious places” or “shared places”, refers to places that were previously secular but have become temporarily religious places as well as to those places which pass from one religion to another in terms of shared place, temporal partitioning or overlapping. The second one refers to religious places, predominantly of historical and artistic interest, in which the worship activities were ceased and are used by communities for various activities, including hybrid functions.

 

Enrica Asselle, Giulia De Lucia
Luoghi di culto, spazi ibridi: la conoscenza del fenomeno per la gestione dei processi di trasformazione

Il fenomeno del sottoutilizzo e dell’abbandono del patrimonio ecclesiale riguarda sia i centri storici, sia i contesti rurali: le alienazioni o le trasformazioni d’uso delle chiese sovrabbondanti sono un fenomeno diffuso ma sfuggente, che richiede strumenti di conoscenza e monitoraggio mirati, soprattutto nei casi più interessanti di “ibridazione” di luoghi di culto con funzioni diverse.

Il censimento delle chiese di proprietà ecclesiastica, seppur mirato a studiare gli edifici di culto attivi, offre alcuni strumenti, cui si può associare la catalogazione delle riduzioni ad uso profano delle chiese. In questa prospettiva, le informazioni acquisite dai censimenti, non solo possono fornire un quadro di monitoraggio e di aggiornamento dei flussi e delle modalità di ibridazione, ma possono anche servire come base per valutare e pianificare attività di riuso e uso misto.

La prospettiva dell’ibridazione, supportata da un’adeguata conoscenza del manufatto, del suo significato cultuale e culturale, non di rado risulta una valida strada percorribile per alcune chiese di fatto limitate nella fruizione, e di conseguenza nelle attività di manutenzione e cura.

Il contributo darà dunque conto – anche attraverso l’approfondimento di alcuni casi campione – di come un pianificato e gestito uso “dell’ibrido”, possa essere un efficace strumento a supporto della tutela e conservazione dei beni.

 

Hybrid churches: knowledge of the phenomena for the governance of transformation processes

Phenomena of decommissioning and reusing churches involve both historical centers and rural areas. Activities of alienation and change of use of redundant churches are widespread practices, but they are difficult to investigate and require specific survey tools and targeted monitoring activities, above all in the case of hybridization of places of worship through different functions. 

Census of ecclesiastical churches is aimed to cataloguing in use places of worship, but it is also a precious tool to investigate their relegation to profane use. In this light, data from census can be used both to monitoring observed phenomena and to evaluate and planning reusing and mixed-use activities. The hybridization perspective, carried out through accurate knowledge of the cultual and cultural relevance of the building, can be considered as a valid strategy for the maintenance and care of churches. This contribute shows the importance of a planned and governed strategy for the hybrid use of churches through some exemplar cases.

 

Silvia Crivello, Elena Pede
Ripensare spazi e luoghi del passato industriale. Una lettura tra identità e resilienza: il caso delle OGR a Torino

Le Officine Grandi Riparazioni (OGR) di Torino hanno rappresentato per oltre un secolo uno tra i più importanti stabilimenti industriali della città. Dismessi nei primi anni ’90 del secolo scorso, in teoria abbattuti secondo quanto indicato nel Piano Regolatore del 1995, tali spazi sono divenuti, di recente, un centro culturale cittadino. Scopo dell’articolo è analizzare se e come le trasformazioni delle OGR hanno contribuito al processo di cambiamento della città puntando, nello specifico, alla ricerca di una vocazione culturale rimasta in ombra nelle fasi precedenti della storia della città. La transizione di Torino da città dell’industria a città turistica e culturale ha cercato di prendere forma, infatti, proprio attraverso il ripensamento di spazi e luoghi simbolici della città. L’articolo, inoltre, si interroga sulla riqualificazione delle OGR e se questa possa esser letta come un elemento di resilienza della città nel riformulare il proprio ruolo, la propria identità, le proprie strategie.

Reframing industrial places and buildings between identity and resilience: the case of OGR in Turin

For over a century the Officine Grandi Riparazioni (OGR) used to be an important industrial site for the maintenance of the trains in Turin, Italy. The paper aims to analyse the multiple activities, meaning and practices that overlapped within and across OGR since the Fordist crisis in the 1970s to today. The area was abandoned in the early ’90 and, subsequently, the debate on its transformation has been debated between the will to forget the past and the need to preserve its cultural heritage. The Turin’s new urban development planning (1995) envisioned the demolition of the historic H shaped building but, thanks to an amendment the OGR were preserved and today it is a cultural centre. The paper discusses if OGR may be interpreted as a mirror of Turin’s resilience strategies in dealing with its economic transition. The transition of Turin from industrial to a tourist and cultural city has shaped through the rethinking of symbolic spaces and places in the city.

 

Marta Bottero, Caterina Caprioli, Mauro Berta
Un approccio multilivello per la valutazione di interventi di rigenerazione urbana: il caso dell’area di Basse di Stura a Torino

Le città contemporanee, specialmente nei Paesi occidentali, stanno ancora sperimentando gli effetti negativi della decentralizzazione e de-industrializzazione, non solo da un punto di vista puramente economico, ma anche rispetto alla qualità degli spazi vuoti risultanti. Per contrastare il progressivo declino di queste aree, la loro trasformazione richiede, oltre alle operazioni di trasformazione fisica, anche programmi integrati a più ampio raggio volti alla riduzione del declino sociale e al potenziamento dell’offerta e qualità di vita per gli abitanti, attraverso la promozione delle risorse culturali, la protezione dell’ambiente e la valorizzazione del sistema economico. Gli interventi di trasformazione e rigenerazione urbana assumono quindi l’aspetto di sistemi complessi e dinamici, nei quali diversi processi – siano essi fisici, sociali, ambientali ed economici – guidano e generano importanti cambiamenti. Il presente articolo propone una riflessione suoi problemi e le operazioni connesse alla trasformazione e rigenerazione di spazi vuoti, quali i brownfield e i greyfield con una particolare attenzione al ruolo degli strumenti di valutazione come supporto al processo decisionale in questo contesto. A partire dall’analisi di un caso di studio in un’area particolarmente critica della città di Torino, il contributo propone l’integrazione di diversi strumenti di valutazione e la loro applicazione precoce già dalle prime fase del processo progettuale come componente fondamentale del problem setting, in modo tale da arrivare a costruire un quadro esaustivo del problema e supportare la definizione di scenari di trasformazione a lungo termine per la riqualificazione dell’area.

A multi-level approach for assessing urban regeneration programs: the case of the Basse di Stura area in Turin

 In Western countries, contemporary cities are still experiencing the negative effects of decentralization and de-industrialization, both from an economic point of view and with respect to the quality of the empty spaces. To face the progressive decline of these areas, the transformation and regeneration of these sites require not only physical operations, but integrated actions aimed at reducing social decline and increasing the quality of life of the inhabitants, through the enhancement of cultural resources, the protection of the environmental system and encouraging economic development. As a consequence, urban transformation and urban regeneration can be considered as complex and dynamic systems, in which different processes – morphological, social, environmental and economic – guide and generate relevant changes. The article offers a reflection on these problems and the operations related to the transformation and regeneration of empty spaces, such as brownfields and greyfields, with a focus on the role of evaluation tools in supporting decision-making processes in this context. Starting from the analysis of a case study in a downgraded industrial area of the city of Turin, the contribution proposes the integration of different assessment tools and its application in the early phases of the design process as an essential element of the problem setting, in order to provide an exhaustive picture of the problem and support the definition of long-term transformation scenarios for the area.

 

Nadia Caruso
Quando la rigenerazione genera spazi ibridi

Il termine rigenerazione urbana è stato declinato nel corso degli anni con diverse accezioni, alternando definizioni più chiare a approcci più confusi che spesso enfatizzano retoriche proprie dell’agire in ambito urbano. Emerge con chiarezza, nello scenario attuale, come la trasformazione di aree vuote (brownfield o altra tipologia) sia ormai lontana dalla rigenerazione esplorata e attuata negli anni ’90 del XX secolo (l’approccio integrato e la stagione dei programmi complessi) e come invece si concretizzi sempre più come una mera operazione di trasformazione fisica, che punta a massimizzare i profitti. Questa tendenza è riscontrabile in diversi contesti urbani europei e italiani. L’articolo mette in luce, attraverso la descrizione di alcune esperienze, come la svolta neoliberale nelle trasformazioni urbanistiche sia attualmente la dinamica principale, portata avanti da attori pubblici e privati, in contesti territoriali differenti.

When urban regeneration creates hybrid spaces

The term urban regeneration has been used with different meanings during the time: it moves between clear definitions to more obscure approaches, which emphasise rhetorics of the urban actions. In the current scenario, the development of vacant areas (brownfields or other types) is clearly far from the regeneration explored and implemented in the 90s (integrated approach and the complex programmes’ season in Italy). Today the urban action is instead closer to a physical transformation, aiming to maximise the economic profits. This trend is recognized in various European and Italian urban contexts. This paper highlights the neoliberal turn in urban changes through the description of some experiences, this turn is becoming the main trend followed by public and private actors in different territorial contexts.

 

Alessandro Delladio
Il ruolo dello spazio ibrido nelle città europee

Le città sono da sempre caratterizzate dalla presenza di spazi urbani costruiti e definiti sulla base della funzione che essi assumono nel contesto in cui si trovano. Lo svuotamento e l’abbandono di alcune aree avvia una serie di processi di rifunzionalizzazione e ripensamento che inevitabilmente ne modificano, o ne definiscono per la prima volta, il loro ruolo all’interno della città. Attraverso una lettura trasversale di cinque aree urbane europee, l’articolo pone l’attenzione sull’intreccio di funzioni e identità che ciascuno di questi spazi assume nel tempo.

The role of hybrid spaces in European cities

Cities have always been characterized by the presence of urban spaces whose function is assumed by the urban context in which they are located. The abandonment of some of these areas, triggers a series of processes of re-functionalisation and transformation that inevitably change, or define for the first time, their role within the city. Through a cross reading of five European urban areas, the article focuses on the combination of functions and identities that each of these spaces assumes over time.

 

Lorenzo Attardo
Torino ibrida – Un paesaggio urbano sospeso

L’operazione di traduzione del concetto di “Untitled” nel suo aspetto spaziale e materico attraverso l’immagine presuppone un’interpretazione. Diverse sono le categorie di spazi urbani che possono etichettarsi come ibridi.

Il progetto fotografico ha voluto analizzare visivamente le relazioni che si creano in questi luoghi e le inevitabili interazioni col contesto cittadino “non ibrido” del quale fanno parte. Non si tratta di una ricognizione esaustiva e schematica di tutti i luoghi abbandonati, vuoti, in trasformazione o riqualificati (in maniera formale o informale) del contesto torinese, ma di una serie di spunti visuali per riflettere su alcuni casi emblematici della Torino “irrisolta” e in divenire. Le foto rappresentano la selezione di una ricerca più ampia legata al progetto “Untitled”.

Hybrid Turin – A Suspended Urban Landscape

The operation of translating the concept of “Untitled” into its spatial and material aspect through the image presupposes an interpretation. There are different categories of urban spaces that can be labelled as hybrids. The photographic project wanted to visually analyse the relationships that are created in these places and the inevitable interactions with the “non hybrid” urban context of which they are part. This is not an exhaustive and schematic survey of all the abandoned, empty, changing or transformed places (in a formal or informal manner) of Turin context, but of a series of visual cues to help the reflection on some emblematic cases of “unresolved” Turin and the city in its making. The photos represent the selection of a broader research related to the “Untitled” project.

 

Erica Mangione
Le politiche per la città universitaria: esiti e trasformazioni a Torino

“Torino città universitaria” è – da quasi un ventennio – una strategia di sviluppo urbano sempre attuale. La crescita costante della popolazione studentesca è diventata centrale nel determinare l’entità delle trasformazioni della città universitaria: si tratta di trasformazioni legate al riuso di edifici dismessi e di vuoti urbani, un tema centrale nel racconto di una Torino Universitaria che punta a interventi trainati da investimenti privati. La domanda di città e di casa degli studenti, infatti, trova oggi le principali risposte nel libero mercato, lasciando spazio a forme di ineguaglianze economiche e sociali che si riflettono in nuove geografie della speculazione e dell’esclusione. In questo contesto, le istituzioni pubbliche, tradizionalmente demandate alla mitigazione di tali impatti, sembrano implicitamente delegare il loro ruolo a favore di nuovi attori immobiliari, con esiti ancora da indagare.

Which policies for the university city: outcomes and transformations in Turin

 “Turin University City” has been present for the past twenty years in the city urban development strategy. The growing student population has become one of the fundamental issues in defining the city transformation, especially as regards the reuse of abandoned buildings and of empty spaces, and anticipating the need for a central role of private investments. As a matter of fact, student housing supply is mostly offered in the free market context and consequences in terms of new economic and social un-balances, with the risk of emerging geographies of speculation and exclusion, have to be investigated.

 

Guglielmina Mutani, Valeria Todeschi

I modelli energetici degli edifici a scala urbana: uno strumento per la transizione energetica, la rigenerazione urbana e il riuso del patrimonio edilizio e degli spazi vuoti

Le politiche energetiche in passato sono state guidate dai principi di sostenibilità, affidabilità e accessibilità. In un mondo sempre più globale tali principi però sono strettamente interconnessi e in continua evoluzione. In tale contesto, vengono studiati i modelli sul consumo e produzione di energia a scala territoriale, che consentono di analizzare e quantificare i consumi di quartieri e aree urbane, fornendo energia dove c’è una domanda di energia, ipotizzando scenari futuri e identificando le politiche energetiche e ambientali più efficaci.

In questa sezione è presentata una metodologia basata su Sistemi Informativi Territoriali che permette di caratterizzare le prestazioni energetiche del patrimonio edilizio di Torino. Coi modelli energetici è stata valutata la rigenerazione delle aree urbane dismesse, identificando una priorità di interventi in funzione delle caratteristiche del territorio.

Energy at urban scale modeling: a tool for energy transition, urban regeneration and the reuse of existing buildings and empty spaces

In the past, energy policies have been driven by the principles of sustainability, affordability and accessibility. However, in an increasingly global world these principles are closely interconnected and constantly evolving. In this context, energy consumption and production models at territorial scale have been investigated. These models allow to analyze and quantify the consumption of neighborhoods and urban areas, supplying energy where there is a demand, hypothesizing future scenarios and identifying the effective energy and environmental policies.

This section presents a methodology based on Geographic Information Systems that allow to characterize the energy performances of the Turin building heritage. With the energy models, the regeneration of empty spaces was evaluated, identifying a priority of interventions according to the characteristics of the territory.

 

Fabio Iapaolo
Città post-antropocentriche: visione artificiale e complessità urbana

La possibile commercializzazione, in un futuro più o meno prossimo, di automobili a guida autonoma ha dato vita ad un acceso dibattito circa gli effetti trasformativi dell’automazione dei trasporti sulle realtà urbane. Proponendo un rovesciamento di prospettiva rispetto alle linee proposte dalla ricerca Untitled per l’analisi degli spazi urbani, questo articolo tenta di rispondere al seguente quesito: in che modo la geografia essenzialmente ibrida delle città influenza lo sviluppo di sistemi autonomi di guida? Con intento descrittivo, vengono analizzate alcune specificità socio-spaziali urbane che, rendendo particolarmente difficile la visione artificiale dei veicoli autonomi, ne ostacolano l’introduzione all’interno città. Con intento speculativo, viene prospettata la possibilità che siano le stesse città a subire interventi di riconfigurazione volti ad accomodare questi nuovi attori spaziali non-umani.

Post-Anthropocentric Cities: Computer Vision and Urban Complexity

The possible commercialization, in the near or distant future, of self-driving cars has led to a heated debate on the transformative effects of transport automation on urban realities. By proposing a reversal of perspective, if compared to the proposals at urban level offered by the Untitled project, this article attempts to answer the following question: how does the essentially hybrid geography of cities influence the development of automated driving systems? With descriptive intent, this work focuses on some urban socio-spatial specificities that, by making the computer vision of autonomous vehicles particularly difficult, hinder their introduction into the cityscape. With speculative intent, it is suggested that cities themselves might be reconfigured so as to accommodate these emerging non-human spatial actors.

 

Il comitato scientifico del dossier è composto da Marta Bottero, Chiara Devoti e Marco Santangelo.

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