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Spazi per l’industria: Pietro Fenoglio a Torino

Alice Pozzati

Pietro Fenoglio (1865-1927), figura dominante il liberty torinese, nel corso della sua attività professionale deve confrontarsi più volte con il progetto di fabbricati produttivi. Le problematiche sono quelle tipiche del patrimonio industriale, ma non solo. Se la rapida obsolescenza condanna gli opifici a un veloce deterioramento, le costruzioni di Fenoglio per l’industria subiscono anche le difficoltà derivanti dalle peculiarità formali che li contraddistinguono. Com’è noto, Fenoglio si afferma sul panorama internazionale come “architetto del liberty” e la maggior parte dei suoi progetti più celebri sono residenze urbane commissionate da una raffinata borghesia (come le ville Scott o La Fleur). Durante la sua carriera, tuttavia, si trova spesso a esprimersi forzatamente con un lessico architettonico più contenuto a causa delle ragioni funzionali e dei principi di economicità propri dei cantieri industriali. Approfondire questo tema, mettendo a sistema questi oggetti di archeologia industriale e ponendoli in relazione con la Torino di fine XIX secolo, dinamica e produttiva, può rivelare inediti aspetti di un protagonista, ancora in parte oscuro, della scena architettonica italiana.

 

Spaces for Industry: Pietro Fenoglio in Turin

Pietro Fenoglio (1865-1927) was one of the most important figures in Turin’s Liberty movement. During his professional activity often had to deal with the design of industrial buildings. The issues are those typical of industrial heritage, but not only. In general, factories deteriorate quickly due to rapid obsolescence. However, Fenoglio’s constructions for industry have a further formal deficit. The architect has established himself on the international scene as an “architect of Liberty”. Most of his well-known projects are urban residences commissioned by a rich bourgeoisie (like Villa Scott or Villa La Fleur). Nevertheless, on several occasions during his career he must express himself through a simple architectural vocabulary because of the functional reasons and the typical economic viability of industrial sites. New aspects of this character, still partly obscure, of the Italian architectural scene, can now be highlighted deepening this theme, studying the individual projects, setting up these objects of industrial archaeology and linking them to the Turin of the late nineteenth century, dynamic and productive.

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