Editoriale

LXXVII, 1. Editoriale. Stereoscopia / Editorial. Stereoscopy

La stereoscopia è, secondo la più classica delle definizioni della Treccani, «la percezione del rilievo di un oggetto, e quindi della distanza tra gli oggetti, che si ha in conseguenza della visione binoculare». Nella sostanza, per avere la percezione della tridimensionalità dello spazio che ci circonda, è necessario che la visione non sia monoculare, ma che derivi dalla stereopsi, cioè dalla lettura simultanea da parte del cervello delle due immagini che gli vengono trasmesse.
È nota la tendenza da parte degli architetti ad appoggiarsi, per le proprie argomentazioni, a metafore tratte da campi disciplinari altrui che non padroneggiano compiutamente. Tuttavia, in questo caso, l’espediente retorico non è particolarmente contorto: per rendersi conto della profondità della realtà nella quale viviamo è necessario moltiplicare i punti di vista; in assenza di tale operazione la restituzione del mondo sarà bidimensionale, piatta. Senza cercare indebitamente di estendere la metafora ad inarrivabili vertici di raffinatezza intellettuale, come la rappresentazione cubista, ma limitandosi a più modeste considerazioni tecniche in relazione al ruolo che questa Rivista vuole avere, si tratta qui di consolidare un osservatorio che consenta punti di vista molteplici e diversi, al riparo – anche scontando qualche accusa di semplificazione – dall’ansia di specialismo che contraddistingue inevitabilmente l’evoluzione dei saperi.
A fronte di un accostamento di visioni iperspecializzate, «Atti e Rassegna Tecnica» si pone come piattaforma di confronto dalla quale tentare di osservare una realtà complessa di cui si riconosca la profondità.
L’insieme degli interventi – saggi, interviste, recensioni – che questo numero di «A&RT» raccoglie si pone – letteralmente – in quest’ottica, confermando inoltre un’altra missione che la Rivista si è data, quella di rappresentare un punto di vista su e da Torino e il Piemonte. Uno sguardo che si allarga fino all’altro capo del mondo, senza dimenticare le radici culturali che determinano le specificità di questo sguardo.
La trasversalità disciplinare che «A&RT» incarna consente agli studiosi – perlopiù giovani – che scrivono su queste pagine di tracciare sottili linee di consapevolezza in direzioni diverse, sia che partano da Torino per osservare processi in atto in contesti lontanissimi, sia – viceversa – nel caso di studiosi con un background internazionale che si trovino a osservare fenomeni locali.
I contributi alla Rassegna di questo fascicolo spaziano così dal saggio di Filippo Fiandanese, Silvia Lanteri e Monica Naso sulle modalità di marketing urbano in Cina rilette alla luce delle sempre folgoranti intuizioni di Guy Debord, alle riflessioni condotte da Farzaneh Aliakbari sugli aspetti etici sollevati dalla fruizione digitale del patrimonio culturale italiano, in specie durante il lock-down pandemico. I territori locali sono osservati alle diverse scale, da quella più ampia illustrata dall’articolo di Marco Del Fiore e Mauro Fontana, che fa il punto sugli studi relativi a un territorio della “metromontanità” piemontese, luoghi ancora e spesso impropriamente considerati marginali (soprattutto quando l’individuazione di una centralità condivisa è sempre più difficile), fino a quella più propriamente urbana del complesso caso studio torinese rappresentato da un grande parco urbano, indagato in maniera comparativa rispetto ad esempi internazionali analoghi, al fine di chiarirne le potenzialità alla luce, anche qui, dell’onda lunga della pandemia (Elena Vigliocco) o ancora agli aspetti di interventi puntuali diffusi sul territorio cittadino censiti da Luca Davico, Paola Guerreschi e Luisa Montobbio, che mettono in evidenza l’evoluzione del concetto e del valore di arte pubblica urbana. Un raffronto originale, infine, è rappresentato dalla possibilità, illustrata da Luca Bertocci, di adattare, a fronte della sempre più evidente instabilità climatica, espedienti maturati in contesti che hanno un lungo e complesso rapporto con le acque, come i Paesi Bassi, alla situazione locale della “città dei quattro fiumi”.
A corredo dei saggi due interviste, a cura rispettivamente di chi scrive e di Andrea Longhi, affrontano, colloquiando con Diego Giachello e Fabio Viola, i temi della musealizzazione e della messa in mostra di un patrimonio culturale che assume un’accezione sempre più estesa e lontana dall’idea tradizionale di museo come deposito ed esibizione di artefatti, e che dunque richiede approcci culturali e professionali aggiornati e innovativi.
Le Recensioni, infine, come sempre contribuiscono a consolidare un repository di segnalazioni ed analisi critiche che – oltre che i ben più tracciabili libri – riguardano anche convegni e mostre, eventi talvolta effimeri e dunque, nell’epoca dell’infodemia, assai più a rischio di oblio, anche quando concernono argomenti dalla solidità a tutta prova, come la storia urbana o l’architettura moderna piemontese. A chiudere il cerchio del ragionamento, all’idea, come esposta in apertura, di affiancare punti di vista atti a ricostruire la complessità della realtà si ascrive la mise en parallèle delle recensioni (a opera di autori diversi) del volume del catalogo e della mostra corrispondente, in questo caso in relazione a Neoclassicismi a Torino. Dal Settecento al giovane Antonelli.

 

Questo scritto non può non concludersi con una nota personale.
Dopo lunga collaborazione, con questo 2023 chi scrive subentra ad Andrea Longhi come Direttore di «Atti e Rassegna Tecnica». Gli ultimi sei anni hanno visto una trasformazione radicale della Rivista, che per competere in un ambiente culturale sempre più esigente è passata da essere una pubblicazione esclusivamente cartacea a conformarsi come un periodico on-line open access, con uno strutturato sistema di selezione e pubblicazione dei contributi. Si tratta di un processo confortato dal crescente riscontro che «A&RT» ha avuto, e tuttavia complesso e ancora in corso, che richiede e richiederà costante impegno.
Al passato Direttore e alla squadra che ha lavorato finora vanno i miei più sentiti ringraziamenti, e ai nuovi collaboratori del Comitato Scientifico e della Redazione i più sinceri auguri di buon lavoro.

 

Davide Rolfo, Direttore di «A&RT»

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