Editoriale

LXXVII, 2-3. Editoriale. «Con la cultura non si mangia»/ Editorial. «You don’t make a living out of culture»

La frase che dà titolo a questo editoriale è variamente attribuita, tra gli altri a un ex ministro italiano.
Se la si vuole intendere nel senso che nelle professioni creative la competizione è altissima e soltanto un livello di eccellenza può garantire di trasformare una passione in una professione, l’affermazione contiene elementi di verità.
Se invece si vuole significare che quello fatto nella cultura è un cattivo investimento, allora il concetto si rivela fuorviante, se non del tutto errato.
Per controbattere questa seconda interpretazione si possono evocare svariati dati, la cui elaborazione naturalmente sconta la definizione intrinsecamente ambigua e ampia di “cultura”, un termine la cui estensione non può essere evidentemente oggetto di analisi nello spazio di questo editoriale. Nel 2022, secondo i dati dell’ultimo rapporto di Fondazione Symbola/Unioncamere, il settore culturale in Italia ha pesato – direttamente o indirettamente – per il 15,9% dell’economia nazionale, grazie a un “effetto moltiplicatore” del valore aggiunto verso altri settori pari a 1,8. All’ampiezza del settore culturale si accompagna dunque la “profondità” filiere produttive ad esso connesse. I lavoratori occupati nel settore sono cresciuti, su base annua, del 3%, ben al di sopra della media nazionale; peraltro, secondo i dati Istat (primo trimestre 2023), il tasso di occupazione tra i laureati è pari all’82,2%, contro il 66,6 dei diplomati e il 43,4 degli aventi licenza media. Al di là dei crudi numeri, più difficili da quantificare ma sicuramente rilevanti sono gli effetti positivi del settore culturale su parametri quali il global soft power index e la qualità della vita.
Questo numero di «Atti e Rassegna Tecnica» riporta, nella sezione Rassegna, alcune piccole storie che danno evidenza, in campi e con modalità diverse, della possibilità di coniugare con successo ricerca e attività professionale (o, se vogliamo ricondurci/ridurci alla frase in epigrafe, cultura e soddisfacimento delle necessità elementari).
Così, il saggio sull’aggiornamento degli studi sulla centuriazione romana dei dintorni di Augusta Taurinorum, a partire dai fondamentali lavori di Cavallari Murat, è curato da Sandro Caranzano, archeologo free-lance che ha fatto di una disciplina che un luogo comune accosta all’impiego pubblico una vera e propria professione (modalità peraltro di cui «A&RT» ha già dato ampiamente conto, vedi il numero monografico LXXIV-2 dell’ottobre 2020, dedicato all’archeologia preventiva).
Il contributo dedicato all’assetto territoriale del territorio cuneese (Guido Aragona) testimonia di uno dei sempre più rari casi in cui un professionista riesce a trovare modo di svincolarsi dai carichi spesso ripetitivi del lavoro corrente per dedicare tempo e intelligenza a riflessioni di sistema, nel tentativo di colmare una distanza a volte preoccupante tra un lavoro sul campo frammentato da un lato e raffinate ricerche destinate spesso a non trovare l’ascolto adeguato dall’altro.
Lo scritto di Roberto Dini e Valerio De Biagi riassume alcuni aspetti di una lunga e costante ricerca sul delicato tema dei rifugi e bivacchi alpini che, pervicacemente portata avanti in ambito universitario, trova conclusione e applicazione pratica nell’effettiva realizzazione di alcune strutture ricettive in alta quota, con una significativa cross-fertilization tra discipline diverse, teoria e pratica costruttiva.
Infine, il testo di Caterina De Felice assume una doppia valenza. Il contributo deriva dalla tesi di dottorato dell’autrice, che indagava specificatamente i riflessi dell’attività di alcuni musei europei sul tessuto urbano circostante, affrontando quindi un aspetto particolare di quell’“effetto moltiplicatore” di cui si accennava in apertura. Un piccolo segno di ottimismo è che, proprio sulla base e in virtù di questi studi, la giovane ricercatrice lavora ora per il Ministero della Cultura italiano.
Gli Atti, in collaborazione con la Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura, toccano un altro aspetto fondante della relazione tra cultura, identità e – in questo caso – pura e semplice sopravvivenza. La sezione riporta infatti gli esiti dell’edizione 2022 del programma educativo Heritage: Beyond Walls, che cerca di contribuire alla ricostruzione della cultura siriana dopo le devastazioni della (non ancora conclusa) guerra civile. Le immagini delle distruzioni dei siti storici mostrate durante la presentazione dell’iniziativa parallela La Rosa di Damasco a Torino (luglio 2023), perfettamente sovrapponibili a quelle di gran parte dell’Europa durante la Seconda guerra mondiale, dovrebbero rendere immediatamente evidente quanta poca sia in realtà la distanza tra situazioni privilegiate e altre che si tende a considerare estranee e lontane.
La sezione Recensioni, infine, rende conto di un insieme di convegni e volumi dove un peso significativo assume, ancora una volta, la relazione tra valenze culturali e patrimoniali, siano esse interpretate nel senso della conservazione come in quello della valorizzazione. Se queste attenzioni si incentrano, com’è naturale, in particolare sul patrimonio storicizzato, non da trascurare sono manufatti più recenti, oggetto soltanto ultimamente di studi e di interesse più approfondito, a parziale risarcimento di una trascuratezza che ha già causato danni irreversibili.

 

Davide Rolfo, Direttore di «A&RT»

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Credits fotografia in testa: Antoine G. Makdis
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